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Leadership

Leadership

La figura del leader si sta evolvendo assieme al modo di fare impresa. Il leader del 2021 deve essere empatico, avere buone relazioni con i suoi collaboratori e avere controllo sulle proprie emozioni.

Ad agosto Forbes, la rivista statunitense di economia, ha pubblicato un articolo dal titolo “È iniziata l’epoca del leader gentile. Il decalogo del buon manager secondo i docenti universitari”, scritto da Jader Liberatore.

Tutto fa presupporre che il vento stia cambiando e da un ruolo di leader che cerca risultati con l’imposizione e l’arroganza, il mondo stia formando persone che non si “sentono leader” perché ricoprono una determinata posizione, bensì persone che sono tagliate per una vera leadership. Emerge così l’analisi del leader gentile, colui che ha attitudine alla crescita personale. Sempre più esperti nel settore di sviluppo aziendale puntano a questa caratteristica. Ha più successo chi si occupa di se stesso e impiega parte del tempo alla propria crescita personale. 

Motivare i collaboratori, gestione del tempo, gestione dei conflitti, gentilezza, rendere gli altri un punto di riferimento. E l’empatia, considerata un fattore determinante. Sempre più spesso questo termine compare nelle analisi che riguardano sia degli imprenditori che dei lavoratori in genere come chiave per ottenere maggior beneficio dalla propria posizione. Perché sempre di più viene dato risalto al fatto che l’interesse del singolo non deve procurare danno agli altri.  

Rishad Premji, presidente della Wipro dal 2019, azienda ereditata dal padre, una multinazionale indiana che opera nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha recentemente twittato riguardo la figura del leader: “Non confondere la leadership con le performance. Puoi ottenere grandi risultati senza essere un grande leader”.

Su questo tema il mercato si sta muovendo abbastanza velocemente, forse più in fretta di quanto le persone si stiano preparando per inserirsi in esso. Perché risulta evidente che presto sarà maggiore la richiesta di figure preparate professionalmente di quanto sia l’offerta. 

Quindi preparazione e capacità intellettuali, ma come sempre più spesso ricorre nelle ricerche, un leader deve saper affrontare le proprie emozioni, comprendere i sentimenti degli altri, curare le relazioni interpersonali e saper creare risonanza. Questo secondo Daniel Goleman, che affida all’intelligenza emotiva (di cui abbiamo già parlato) la risorsa principale. Egli stesso è colui che ha formulato il costrutto di intelligenza emotiva.

Secondo Goleman la risonanza è “la capacità del leader di orientare le emozioni del gruppo in senso positivo, facendo emergere il meglio di ciascuno, permettendo al gruppo di muoversi all’unisono con l’entusiasmo e l’energia del capo”. 

Risulta quindi evidente lo spostamento di visione della figura del leader nel mondo del lavoro, con un modello molto più flessibile e che sia trasversale ai vari ambienti dell’azienda e che non “caschi” più dall’alto con autorità. 

A livello globale sta accelerando il digitale e il virtuale, che si tratti di commercio, istruzione o altri settori e dunque anche i modelli di business saranno basati sulla tecnologia; nuove idee e nuove figure stanno emergendo, i giovani che si inseriscono nel mondo del lavoro hanno forza a sufficienza per fluire con il sistema tecnologico e con le idee di più ampio coinvolgimento colloquiale rispetto al passato. Può essere opportuno, e stimolante, sviluppare alcune delle caratteristiche richieste, come la consapevolezza di sé e l’empatia.