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Print On Demand

Print On Demand

Si sta sviluppando anche in Italia il print on demand in svariati settori e questo trend andrebbe considerato attentamente perché ci sono nicchie dove è possibile inserirsi a livello lavorativo. Per le aziende può un'opportunità per rinnovarsi, con benefici economici ed ambientali.

Quando si pensa al mondo del print on demand (POD, stampa su richiesta) l’immaginazione va al mondo letterario. In questo settore infatti l’editoria da molti anni si avvale di stampa digitale che consente di stampare volumi quando c’è un ordine per essi, a un prezzo che è standard per qualsiasi numero di copie vengano richieste. Ma lo stesso principio si applica a qualsiasi tipologia di prodotto.

Si sta sviluppando anche in Italia il print on demand in svariati settori e questo trend andrebbe considerato attentamente perché ci sono nicchie dove è possibile inserirsi a livello lavorativo.

Il print on demand permette la personalizzazione di qualsiasi prodotto. L’e-commerce già da alcuni anni ha visto incrementare fortemente i volumi di affari ma soprattutto da due anni a questa parte il volume è aumentato del 75% circa.

Ci sono imprenditori che hanno investito, già anni fa, risorse importanti per avviarsi sulla strada del print on demand, vista come più sostenibile e con maggior contenimento dei costi e di impatto ambientale.  

Questo procedimento si sviluppa su qualsiasi prodotto: orologi, produzione tessile, abbigliamento, qualsiasi oggetto di promozione pubblicitaria, poster, creazioni di marchi, 

Tutto questo ha un senso se guardiamo al costo generato dall’invenduto, con gestione magazzino e valore attivo di esso; semplificazione della logistica e movimentazione della merce; al costo di produzione di ogni oggetto; alla gestione veloce e semplificata della clientela; alla semplificazione di ogni operazione, dalla progettazione alla spedizione e di stampa; alla possibilità di modificare qualsiasi immagine dei prodotti quando il mercato lo richieda; alla veloce tempistica nella produzione di dieci o mille articoli; l’evitare di effettuare ordini all’ingrosso.

Di certo non si può concretamente pensare che tutto si svilupperà solo in e-commerce. Ma una grande fetta del mercato si muoverà sempre con più determinazione in questa direzione ed è bene tenerne conto perché i clienti abituati a non dipendere da terzi difficilmente usciranno da questo trend.

Un altro fattore da considerare può essere l’incremento delle vendite. Per chi ha già attività avviate sarebbe opportuno valutare questa opportunità come sviluppo parallelo per inserirsi e incrementare la propria clientela in questo mercato.

Sono molte le opportunità per sfruttare con profitto questo settore. Shopify, Printful, Printify, sono solo alcuni dei nomi delle migliori piattaforme di print on demand, che offrono ampi servizi. Aprire un e-commerce in questo settore può essere stimolante anche come secondo lavoro. Se si ha qualcosa da vendere il procedimento è semplicissimo: appena ricevuto l’ordine dal cliente lo si inoltra al fornitore che provvede alla stampa digitale e alla spedizione. Risulta evidente che, oltre ad avere un prodotto da vendere, la differenza tra un buon e-commerce e uno senza risultati saranno le piattaforme dove si deciderà di vendere i propri prodotti. 

I mercati tecnologici della stampa digitale continuano a svilupparsi velocemente proponendo nuove soluzioni e applicazioni sempre aggiornate, quindi è facilmente prevedibile che il print on demand non subirà una flessione, semmai il contrario.

Inoltre è bene valutare con quale forza si stia dando risalto alla questione ambientale e di gestione delle risorse. La valutazione seria di questa condizione è la strada che ci troveremo a percorrere inevitabilmente e il print on demand si inserisce perfettamente nel progetto di calo di impatto ambientale.

L’altro fattore può essere il trasporto delle merci, che come vediamo sta subendo parecchi contraccolpi. Sia esso via mare, su strada o aereo. 

Questa veloce panoramica può di certo valere una riflessione e la conseguente valutazione di come si possa sviluppare un modello di business che, a dirla tutta, non è più innovativo ma lascia ancora ampio spazio per inserirsi.