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Supply Chain

Supply Chain

Dal 2019 le supply chain stanno affrontando un periodo di crisi, a cui le aziende si stanno adeguando con nuove skills e strumenti.

Uno dei fattori che più incidono nel far risultare un’impresa sostenibile è il valore che viene dato all’importanza di essere più vicini alla propria clientela e alle sue necessità. Questa esperienza deve essere portata avanti come un progetto che coinvolge più livelli. Negli ultimi due anni della situazione dichiarata pandemica la sopravvivenza delle aziende è diventata fonte di ingegno e di verifica di nuove opportunità. Ma occorre un ben chiaro programma e conoscenze dei cambiamenti che stanno avvenendo rapidamente nel mondo.

Ciò che viene definito “Customer Experience”, cioè l’esperienza del cliente, può diventare fonte di stress e gestione non organizzata. Le aziende devono essere in grado di trasformare il concetto sul quale si sono basate fino al 2019, cercando di comprendere che non è più possibile portare avanti i vecchi schemi con profitto; è necessario iniziare a ricostruire con una nuova matrice. 

Non solo simbolicamente questi molti mesi di gestione della situazione mondiale hanno dimostrato quanto sia importante non solo la propria piccola realtà, bensì tutta la comunità a largo cerchio con la quale ci si interfaccia, che comprende anche realtà di terze parti con le quali non si entrerà mai in contatto ma che sono coinvolte nell’attività. Fornitori dei fornitori, partner e clienti e ciò che sta a monte, catena di distribuzione, approvvigionamenti. Tutto collegato alla realtà aziendale che tenta di capire come gestire al meglio la propria attività. 

Il mondo sta cambiando velocemente, come spesso ripetiamo, e solo chi sarà in grado di sviluppare nuove skills e adattarsi fluidamente alla realtà in divenire potrà verificare buoni esiti. Una visione d’insieme più allargata rispetto alla metodica finora utilizzata sarà essenziale sia per le piccole che per le medie imprese, anche per il singolo o per coloro che vogliono inserirsi nel mondo del lavoro. 

Creare valore sarà sicuramente il primo requisito che porterà risultati soddisfacenti. L’importanza della comunità è sempre più evidente. In tutto questo rientra la gestione della supply chain ossia la gestione dell’intero flusso della produzione, dalle materie prime fino al prodotto finito e consegnato al cliente.  Una direzione efficace prevede la diminuzione dei costi e degli sprechi, fattore essenziale per una situazione finanziaria efficace. Da un corretto flusso della supply chain dipende la reputazione di affidabilità dell’azienda, nonché la sua sostenibilità anche in termini commerciali. 

Le grandi aziende, o le medie aziende con visione di sviluppo nel futuro, si stanno muovendo su sistemi di gestione informatici, che analizzano dati e gestiscono problemi, forniscono informazioni di ogni tipo che possono rivelarsi utili in termini di rendimento. Senza entrare nel mondo dell’Intelligenza Artificiale (AI) parliamo di supply chain come catena di approvvigionamento, produzione e distribuzione, concetti affatto nuovi nel mondo produttivo, e della loro gestione in questa complessa evoluzione che, come detto sopra, coinvolge molte figure professionali.

Infatti la supply chain non circoscrive l’analisi alla propria realtà, ma vede coinvolte più aziende, la somma delle attività per raggiungere la massima competitività in modo sostenibile e convogliando in un unico bacino il controllo della qualità, il rapporto con la clientela, la logistica, l’approvvigionamento e la distribuzione, considerando quindi non più le singole aree come a se stanti.

L’aspetto che preoccupa di più le aziende in questo periodo riguarda gli approvvigionamenti. Tuttavia l’Italia risulta tra i Paesi meno colpiti e penalizzati. Da un rapporto di Confindustria risulta infatti che nella catena internazionale di approvvigionamento l’Italia è meno dipendente dalle forniture estere rispetto al resto d’Europa e quindi solo in minima parte intralciata dai problemi strutturali che sono emersi del trasporto marittimo a livello mondiale, risulta infatti che siano un terzo le imprese italiane che lamentano carenza di materiali rispetto alle aziende europee, anche se effettivamente l’Europa rientra tra le rotte marittime principali che hanno subito problemi di consegna.